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CAD-Trento

Il fenomeno tossicodipendenze in Trentino nasce, come in gran parte del territorio nazionale, alla fine degli anni sessanta legato all’assunzione di cannabici, acidi e amfetamine, per passare velocemente, nei primi anni settanta, all’uso di oppiacei in particolare morfina ed eroina. Tale nuovo fenomeno si connota di mistero, di clandestinità, di opposività al sistema, di avventura sfidante ed eroica da una parte, e, per contro, di paura, di impreparazione, di rifiuto dall’altra. La legge nazionale vigente, vecchia e anacronistica, non poteva, ispirata ad una filosofia meramente repressiva e indiscriminatamente criminalizzante sia per l’uso che per lo spaccio, che confermare e fomentare tali posizioni. In questo contesto e nel deserto delle risposte istituzionali, ma anche private, s’avvia, per volontà di un ristretto gruppo di professionisti (farmacisti, commercialisti, medici, avvocati, sacerdoti) un tentativo di risposta a Trento, che, aggregandosi in un’associazione denominata “Centro Antidroga” inizia, nel 1974, la propria attività. La legislazione allora vigente, come sopra accennato, fortemente criminalizzante l’uso di qualsiasi sostanza illecita imponendo ai medici l’obbligo della denuncia penale per ogni paziente si fosse loro rivolto e il conseguente mandato di arresto e carcerazione per lo stesso, ha suggerito un intervento senza reclamizzanti clamori (non si è messo nemmeno l’etichetta nella prima sede in via Santa Maria Maddalena 22 a Trento nell’oratorio di San Pietro) con l’intento, peraltro riuscito, di privilegiare il rapporto con questi giovani tossicodipendenti da oppiacei. Sulla nostra carta dei servizi è possibile conoscere il contesto storico e legislativo per intero.

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